Famiglia | Descrizione |
---|---|
🫥 Omertosi | Parlano… ma non si sa chi, cosa o come. Sfocano la responsabilità o il significato, lasciando spazi aperti e indistinti che la mente riempie da sola. Perfetti per evitare resistenza, guidare senza esporsi, o lasciare libertà di interpretazione. |
🌪️ Confusionari | Intorbidano l’acqua per far emergere contenuti profondi. Usano ambiguità, paradossi o vaghezza per disorientare la mente conscia e attivare risorse inconsce. Ideali in fasi di trance, quando il cliente ha bisogno di “mollare il controllo”. |
👁️ Osservatori | Descrivono ciò che accade dentro o fuori, e così costruiscono connessione, ritmo e continuità. Agiscono come specchi neutri ma strategici, permettendo alla trance o al processo di fluire. Apparentemente passivi, in realtà potentissimi. |
❓ Chi domanda comanda | Usano la forma della domanda o della scelta per guidare l’attenzione e indurre l’azione. Sembrano lasciare libertà, ma il percorso è già tracciato. Ottimi con clienti che vogliono sentirsi autonomi… ma hanno bisogno di una direzione. |
🔗 Costruttori di Realtà Logica | Costruiscono connessioni tra idee, eventi o significati. Se accetti la struttura, accetti tutto ciò che ci sta dentro. Agiscono sulla logica interna del linguaggio per trasformare la percezione. |
⚖️ Regolatori Normativi | Definiscono confini, doveri e possibilità. Operano sulle mappe interne della persona, stabilendo ciò che è concesso, necessario o universale. Forti e diretti: vanno usati con consapevolezza e rispetto. |
Icona | Modello | Contenuto |
---|---|---|
🔗 | Cause & Effect |
Se vuoi indurre un comportamento (per esempio, ascolto profondo) e puoi permetterti di essere più direttivo e lineare (per esempio, con un cliente molto logico o all’inizio di un’induzione).
Puoi mettere un evento verificabile nella prima parte della frase per poi farne dipendere artificialmente la seconda, anche se non è oggettivamente collegata, usando elementi di connessione come “perché”, “quando”, “quindi”. Così la mente accetta la relazione e agisce come se fosse reale. |
Esempi: 🗣️ “Hai trovato il tempo per essere qui oggi, quindi ora puoi iniziare ad ascoltare in modo ancora più profondo.”Da evitare: ⚠️ Con persone logiche rigide: potrebbero contestare la relazione. |
||
🧠 | Presupposition |
Se vuoi indurre un comportamento o uno stato (per esempio, rilassamento) e hai già la fiducia del cliente (per esempio, a induzione inoltrata).
Puoi mettere il comportamento all'inizio della frase, dandolo per scontato, per poi costruirci sopra qualcos'altro: così la parte conscia si concentrerà su quello che stai costruendo, accettando implicitamente il tuo presupposto. |
Esempi: 🗣️ “Ora che ti stai rilassando, puoi iniziare a notare…”Da evitare: ⚠️ Evita di usarlo troppo presto, o con clienti iper-analitici. Potrebbero bloccarsi sul presupposto e interrompere il flusso. |
||
➗ | Complex Equivalence |
Se vuoi dare significato a qualcosa e desideri che il cliente accetti una lettura soggettiva come realtà condivisa.
Puoi affermare che una cosa equivale a un’altra (“questo significa che…”, “è la prova che…”, “quando succede X, è segno che…”), stabilendo una relazione logica arbitraria che il cliente può fare propria. |
Esempi: 🗣️ “Il fatto che tu sia qui oggi significa che sei pronto per un cambiamento.”Da evitare: ⚠️ Attenzione con clienti con bassa fiducia o forte pensiero critico: potrebbero sentirsi giudicati o manipolati. |
||
🗯️ | Extended Quote |
Se vuoi dire qualcosa di rilevante, ma senza fartene carico direttamente e vuoi che il messaggio venga percepito come neutro, o proveniente da altrove.
Puoi raccontare una storia, una citazione, un dialogo, in cui un personaggio o situazione esprime il messaggio per te. Così il cliente abbassa le difese, ed è più libero di accogliere il contenuto. |
Esempi: 🗣️ “Una volta, un mio cliente mi ha detto: ‘Solo quando ho smesso di controllare tutto, ho iniziato a vivere davvero.’”Da evitare: ⚠️ Se usato troppo o male, può sembrare evasivo o artificioso. Ma usato bene… è puro storytelling strategico. |
||
🧠 | Mind Reading |
Se vuoi far accettare un suggerimento in modo implicito (per esempio, una direzione mentale o un comando morbido) e il cliente non ha bisogno di prove logiche, ma mostra segnali di fiducia, disponibilità o rilassamento.
Puoi nominare un pensiero, stato interno o emozione che immagini stia accadendo — e farlo passare come dato di fatto, così da costruirci sopra qualcosa. È una forma di presupposizione: se la persona non contesta il “pensiero letto”, accetterà anche quello che segue. |
Esempi: 🗣️ “Ti stai chiedendo quanto velocemente inizierai a rilassarti…”Da evitare: ⚠️ Evita di usarlo con clienti molto analitici o diffidenti, che potrebbero percepire questa tecnica come manipolativa o infondata, oppure nelle fasi iniziali di una relazione in cui la fiducia non è ancora consolidata. |
||
👀 | Pacing of Current Experience |
Se vuoi creare connessione e continuità (per esempio, per accompagnare verso rilassamento o trance) e il cliente è ancora attento, analitico o ha bisogno di conferme concrete.
Puoi descrivere con precisione 2-3 elementi verificabili della sua esperienza attuale (postura, respiro, suoni, temperatura, ritmo...), così da guidare la sua attenzione fuori e abbassare progressivamente la soglia critica. Crei una sequenza di verità ovvie, su cui innestare poi un cambiamento. |
Esempi: 🗣️ “Sei seduto su questa sedia, puoi sentire i piedi appoggiati a terra, e il suono della mia voce che ti accompagna…”Da evitare: ⚠️ Evita di usarlo in modo meccanico o fuori sincronia: se dici qualcosa che non è vero o non è percepibile, rischi di rompere la fiducia. Questo modello funziona solo se sei presente e attento al qui-e-ora. |
||
🔄 | Utilisation |
Se vuoi mantenere o rafforzare uno stato ipnotico, anche in presenza di eventi esterni o imprevisti e la realtà sta “intervenendo” — magari con stimoli che potrebbero disturbare (per esempio, un rumore improvviso, un colpo di tosse, un cellulare che vibra, le campane della torre...).
Puoi usare proprio ciò che accade, integrandolo nel discorso, nella metafora o nello stato ipnotico. Così dimostri flessibilità, presenza e continuità: nulla viene ignorato o escluso. |
Esempi: 🗣️ “E mentre quel suono si allontana, puoi permetterti di andare ancora più in profondità, come se anche la tua attenzione lasciasse andare il superfluo…”Da evitare: ⚠️ Evita di ignorare ciò che rompe il flusso: se fingi che non sia successo nulla, la parte conscia del cliente si aggancia alla realtà. Utilizza tutto, anche l’imprevisto: è lì per te. |
||
🕵️♂️ | Lack of Referential Index |
Se vuoi esprimere un'opinione, un'istruzione o un giudizio senza esporti direttamente, lasciando che la frase suoni autorevole o neutra e ti trovi in un contesto dove citare una fonte indebolirebbe il messaggio, oppure vuoi lasciare spazio alla soggettività del cliente senza entrare in contrasto.
Puoi usare espressioni vaghe come “si dice che…”, “è noto che…”, “qualcuno pensa che…”, oppure parlare senza soggetto preciso, come se fosse una verità nell’aria. Così il messaggio passa senza resistenze, perché nessuno può davvero metterlo in discussione. |
Esempi: 🗣️ “È normale cominciare a sentirsi più tranquilli, in momenti come questo.”Da evitare: ⚠️ Evita di usarlo con persone che vogliono sempre sapere “chi lo dice” o “in base a cosa”, oppure in fasi in cui è importante costruire credibilità personale e chiarezza. È uno strumento potente, ma va usato con misura per non suonare evasivo. |
||
🌫️ | Unspecified Verbs |
Se vuoi mantenere intenzionalmente ambiguità sull’azione (per esempio, perché vuoi lasciare libertà interpretativa, o evitare resistenza) e sei in una situazione dove guidare troppo l’esperienza potrebbe chiudere possibilità, come quando vuoi che il cliente riempia i vuoti con la propria immaginazione, anziché ricevere istruzioni dettagliate.
Puoi usare verbi vaghi come sentire, succedere, andare, fare, muoversi, senza specificare chi fa l’azione, cosa accade esattamente o in che modo. Così la frase resta aperta e il cliente può riempirla con la propria esperienza soggettiva. |
Esempi: 🗣️ “Qualcosa dentro di te inizia a muoversi…”Da evitare: ⚠️ Evita di usarlo se la persona è disorientata, ansiosa o ha bisogno di chiarezza e struttura. In quei casi, l’ambiguità può creare disagio invece che apertura. Questo modello funziona meglio quando la mente è pronta a viaggiare da sola. |
||
🗿 | Nominalization |
Se vuoi rendere un processo astratto e meno discutibile (per esempio, rendere la trasformazione “cosa fatta”) e ti trovi in una situazione in cui la persona potrebbe opporsi all’azione se formulata in modo esplicito (per esempio: cambiare, decidere, sentire, lasciare andare).
Puoi trasformare il verbo in un nome astratto (nominalizzazione), congelando il processo e presentandolo come entità già esistente. Così non si discute il fatto che stia accadendo, ma al massimo come gestirlo. |
Esempi: 🗣️ “Questa trasformazione è una parte naturale del percorso.” (invece di: “Stai trasformando te stesso”)Da evitare: ⚠️ Evita di usarlo quando è importante che il cliente senta di avere agito attivamente, oppure se il linguaggio troppo astratto può creare distacco o senso di impotenza. Nominalizzare è utile per ridurre attrito, ma può raffreddare il coinvolgimento. |
||
🫥 | Comparative Deletion |
Se vuoi suggerire un cambiamento, un miglioramento o una trasformazione senza specificare da cosa si sta partendo o rispetto a cosa e ti trovi in una situazione in cui esplicitare il confronto sarebbe troppo diretto, scomodo o attivante (per esempio, con clienti sensibili al giudizio o in fasi iniziali di esplorazione).
Puoi usare frasi comparative senza nominare l’altro elemento del confronto (più di prima, meglio così, diverso, più facile adesso...), così la mente del cliente collega in automatico con ciò che per lui è rilevante. |
Esempi: 🗣️ “Sta diventando più facile, vero?” (ma più facile… rispetto a cosa? A quando? A chi? Non lo dici mai.)Da evitare: ⚠️ Evita di usarlo quando serve chiarezza o quando il confronto è essenziale per motivare il cliente. L’ambiguità è utile se vuoi che sia il cliente a riempire il significato, ma può generare confusione in fasi analitiche o decisionali. |
||
🧢 | Lost Performative |
Se vuoi comunicare un giudizio, un valore o un comando implicito senza dichiarare chi lo sta esprimendo e sei in una situazione in cui dare autorevolezza al messaggio è più utile che discuterlo, oppure non vuoi che la responsabilità del giudizio ricada su di te.
Puoi affermare qualcosa come se fosse un dato universale, ma senza indicare chi lo pensa, chi lo decide o da dove arriva. Così il messaggio suona giusto o vero… ma resta senza mittente. |
Esempi: 🗣️ “È importante lasciarsi andare.” (non si sa per chi, secondo chi, in base a cosa… ma suona vero.)Da evitare: ⚠️ Evita di usarlo quando il cliente ha bisogno di partecipazione attiva, confronto o consenso, oppure se vuoi rafforzare la tua autorevolezza personale: perché in questo modello, l’autorità è evocata, ma mai dichiarata. |
||
🌫️ | Ambiguity (Ambiguità) |
Se vuoi creare una leggera confusione, e vuoi che la mente si perda nel tentativo di trovare un senso.
Puoi usare parole o frasi con significati multipli: omofoni (hear/here), ambiguità sintattiche (“they were visiting relatives”), scope indefiniti, punteggiatura sfuggente… ➡️ Questo distrae il pensiero cosciente e attiva interpretazioni personali. |
Esempi: 🔁 Ambiguità fonologica:🗣️ “Puoi sentire ciò che senti… anche se non sei sicuro di cosa stai sentendo.” (“sentire” → suono? emozione? intuizione?) 🧩 Ambiguità sintattica: 🗣️ “Chi non vuole cambiare è già cambiato.” 🗣️ “Parlare con te di rilassamento è un piacere.” (Parlare con te, del rilassamento? O mentre ti rilassi?) 🎯 Ambiguità di riferimento (scope ambiguity): 🗣️ “Quando trovi qualcosa che funziona, puoi cominciare a rilassarti.” 🗣️ “Ci sono cose che cambiano quando cambi il modo in cui le vedi.” (Cosa cambia davvero? Le cose o il modo?) ✔️ Altro esempio generico: 🗣️ “Ora che sei qui, puoi sentire e ascoltare…” (“sentire” e “ascoltare” → udito, sensazione o pensiero?) Da evitare: ⚠️ Non usarla con persone altamente ansiose o confusamente fragili — può aumentare il disagio. |
||
⚡ | Selectional Restriction Violation |
Se vuoi obbligare la mente a cercare un senso dove il senso non c’è, e vuoi interrompere il ragionamento logico per coinvolgere la parte inconscia.
Puoi attribuire qualità impossibili (es: un’automobile “felice”, un albero “ansioso”) ➡️ la mente cerca di interpretare, attivando processi interni di senso. |
Esempi: 🗣️ “Il tuo corpo sa già come rilassarsi.” (non ha mente, ma la mente deve costruire il legame)Da evitare: ⚠️ Evita con persone pragmatiche ferocemente ancorate alla realtà, potrebbero reagire male. |
||
🧐 | Awareness Predicate |
Se vuoi far emergere qualcosa nel cliente senza distinguerne esattamente la natura, e cerchi di mantenere la vaghezza per stimolare un’autodefinizione.
Puoi usare frasi come “potresti cominciare a notare…”, “magari stai iniziando a percepire…” ➡️ lasci che la mente del cliente colleghi in autonomia sensazioni e significati possibili. |
Esempi: 🗣️ “Forse stai iniziando a percepire un piccolo cambiamento…”Da evitare: ⚠️ Evita in fasi in cui serve chiarezza, precisione e feedback concreto. |
||
🔀 | Double Bind |
Se vuoi dare la sensazione di scegliere, e allo stesso tempo dirigere verso un risultato preciso, e il cliente è collaborativo rispetto a quello che sta succedendo, non in piena opposizione o blocco.
Puoi offrire una scelta apparente tra due alternative che conducono entrambe nella direzione desiderata. |
Esempi: 🗣️ “Preferisci cominciare rilassandoti con un respiro profondo… o lasciando andare le tensioni, poco a poco?”Da evitare: ⚠️ Evita di usarlo con clienti reattivi o iperlogici: se si accorgono del trucco, puoi perdere fiducia. È potente se usato con rispetto e timing. |
||
❓ | Conversational Postulate |
Se vuoi indurre un comportamento in modo indiretto, e il cliente è collaborativo, ma tende a reagire male ai comandi espliciti.
Puoi usare una domanda che sembra innocente (es. “puoi…?”, “vuoi…?”), ma che contiene un'istruzione implicita, tanto ovvia da spingere la persona ad agire. La risposta verbale non è importante… conta la reazione comportamentale. |
Esempi: 🗣️ “Puoi prendere un respiro profondo?” (Non stai davvero chiedendo se può — stai guidando l’azione.)Da evitare: ⚠️ Evita di usarlo con clienti troppo letterali o oppositivi, che potrebbero rispondere “sì” senza fare nulla, o percepire il gioco. |
||
😏 | Tag Question |
Se vuoi rafforzare un’affermazione e desideri ottenere consenso implicito, senza sembrare impositivo.
Puoi aggiungere una breve domanda di conferma alla fine della frase (“vero?”, “non è così?”, “giusto?”), che abbassa la resistenza, rendendo l’affermazione più digeribile. |
Esempi: 🗣️ “È bello quando le cose iniziano a scorrere meglio, vero?”Da evitare: ⚠️ Evita l’abuso, o rischi di sembrare manipolatorio o troppo “furbo”. Usalo per consolidare fiducia e allineamento, non per spingere idee deboli. |
||
🎛️ | Modal Operators |
Se vuoi delimitare il comportamento del cliente, dando forma a ciò che è possibile, permesso, necessario o vietato e sei in un contesto in cui serve stabilire confini mentali (per esempio, per guidare il cambiamento, creare regole interne, o rinforzare un processo).
Puoi usare verbi modali come devi, puoi, non puoi, bisogna, è necessario che… che impongono una struttura, anche senza dire chi la stabilisce. |
Esempi: 🗣️ “Non puoi rilassarti davvero, finché non lasci andare il controllo.”Da evitare: ⚠️ Evita di usarlo senza attenzione, perché può suonare come un’imposizione e attivare resistenza. Meglio se integrato in un contesto condiviso e sicuro. |
||
🌍 | Universal Quantifiers |
Se vuoi rafforzare un messaggio rendendolo indiscutibile e ti trovi in un contesto in cui serve ridurre l’ambiguità o l’eccezione.
Puoi usare parole come sempre, tutti, mai, nessuno, ogni volta…, che trasformano un’esperienza individuale in una verità assoluta. Così la persona si riconosce in un pattern più grande… o si allinea a esso. |
Esempi: 🗣️ “Tutti fanno resistenza, all’inizio… poi le cose si sbloccano.”Da evitare: ⚠️ Evita di usarlo con clienti che cercano eccezioni o sentono di “non rientrare nella norma”. In quel caso, può generare esclusione o frustrazione. |